Quando ti guardo negli occhi by Eleonora Daniele

Quando ti guardo negli occhi by Eleonora Daniele

autore:Eleonora Daniele [Daniele, Eleonora]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-10-01T12:00:00+00:00


Le miscele di caffè

Dopo il “Grande Fratello”, mi trasferii definitivamente a Roma, lontana ma sorretta a distanza dalle colonne della mia famiglia. Questo treno è stato il mio cordone ombelicale, l’organo artificiale che mi ha sempre tenuta collegata alle origini, al sangue, all’ossigeno.

Dicevo a me stessa che non era un abbandono bensì un investimento: mi sarei sfinita di lavoro per guadagnare bene e comprare una casa con la piscina per Luigi. Era il mio pensiero fisso, la mia ossessione.

Il guaio di vivere continuamente in due dimensioni, una reale e una immaginata, per risarcire entrambi di ciò che ci veniva sottratto, era che mi capitava di confonderle. Mi sembrava a portata di mano ciò che era irrealizzabile. Gli scenari che la mia mente disegnava erano così belli, così precisi, e anche così concreti per chiunque altro a parte noi, che non potevano non essere veri.

Saremmo tornati ad abitare insieme e a ballare su una canzone con le campanelle che suonavano in sottofondo. Ci credevo davvero. Mi aggrappavo ai progetti per trovare la mia scappatoia dalla cruda realtà e facevo l’errore madornale di pensare alla vita di Luigi come a un’appendice della mia: mi sistemo e poi lo porto a Roma con me. Invece lui si stava costruendo la sua, brutta o bella che fosse.

La vita non è un appuntamento futuro, è fatta di momenti presenti e continui. Non lasci una persona per ritrovarla dov’era e com’era, perché è suo diritto andare avanti e trovare una stabilità.

Ecco, io, questo, non sono stata in grado di farlo. Ho messo mio fratello in pausa, sospeso fino alla ripresa delle trasmissioni, cioè finché non ci fossimo ricongiunti nel nostro film. Anzi, ho fatto di più. Ho messo in pausa il tempo stesso, ed è il motivo per cui gli anni passati mi sembrano minuti, le date non sono precise e i ricordi si accavallano.

Sono meticolosa e lucida quando mi occupo delle questioni altrui, ma annebbiata e disordinata quando cerco di affrontare questo capitolo della mia esistenza, mai davvero aperto e mai davvero chiuso.

La tv fu, per certi versi, una rivelazione. Incontravo frequentemente persone che avevano problemi simili a quelli della mia famiglia e mi rendevo conto che eravamo moltissimi, più di quanto immaginassi. C’era tanto da fare e io, da qualche parte, potevo cominciare.

La prima cosa che feci a Roma fu iscrivermi all’Accademia Beatrice Bracco, per seguire il corso di recitazione ma soprattutto per smussare alcune rigidità. Muso duro e bareta fracà, si dice dalle mie parti. E io ero proprio così, seria e a testa bassa. Provenivo dal nord-est produttivo, fatto di realtà e pragmatismo, mentre il mio canale emotivo era meno sviluppato. Lì imparai che il vero controllo su te stesso lo ottieni quando porti l’emotività al massimo e la domini, non quando la soffochi. È il metodo che mi ha permesso di dosare sensibilità e razionalità, e di fare la mia tv.

Debuttai alla conduzione di “Unomattina” nel 2004 e ci rimasi fino al 2011, lasciando che mi piovessero addosso le incredibili storie degli altri.



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